Una recente analisi sul forte calo demografico negli USA, a partire dalla Grande Crisi Finanziaria del 2007-2009 e fino al 2020, è stata recentemente pubblicata nel “Journal of Economic Perspectives” a firma degli economisti Kearney, Levine e Pardue. I dati raccolti confermano che il marcato calo della natalità non è dipeso da fattori economici bensì da motivazioni “culturali”. I figli sono visti sempre più come un sacrificio, che costringe a rinunciare ad altro – prospettive (illusioni?) di carriera e reddito, maggiore tempo libero, altre opportunità -, in particolar modo le donne. Che scelgono, quindi, di sposarsi sempre più tardi, o di non sposarsi affatto, e comunque di non avere figli, pur potendoselo permettere economicamente. La leva per rilanciare la natalità, di conseguenza, non dovrà limitarsi alla pur necessaria revisione della fiscalità familiare, ma dovrà essere innanzitutto di tipo culturale. Occorre una “nuova narrazione”, a favore della famiglia e della natalità. Negli USA, e a maggior ragione in Italia e nella vecchia Europa.
“Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta”
Giovanni Paolo II