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“Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta”

Giovanni Paolo II

Le valute, la finanza, il commercio e le sanzioni economiche sono divenute “armi non convenzionali” nelle guerre moderne, sempre più asimmetriche. In tale contesto si inserisce la sfida cinese alla supremazia valutaria statunitense, con l’introduzione del petroyuan e il tentativo di ancorare le proprie importazioni di petrolio e materie prime alla propria divisa, lo Yuan, disancorandosi dal dollaro statunitense, che rappresenta a tutt’oggi la divisa di riferimento a livello mondiale. Dopo l’aggressione dell’Ucraina anche la Russia sta reagendo alle politiche di sanzioni occidentali difendendo la propria valuta, il rublo, ancorandolo all’oro, al petrolio, al gas naturale. Le politiche russe stanno finora funzionando, perché il rublo, dopo il forte scivolone delle prime settimane successive all’invasione dell’Ucraina, si è riportato sui livelli pre-guerra, e ultimamente addirittura un 20% al di sopra. È presto per fare ipotesi ma ciò conferma la grande complessità del quadro, di cui anche l’Occidente deve tenere conto nella definizione dei propri obiettivi strategici politici e militari, per evitare effetti indesiderati a lungo termine. La de-dollarizzazione non è uno scenario verosimile nei prossimi anni ma occorre prendere atto che è iniziato un nuovo “fronte di guerra”, quello valutario e finanziario, che potrebbe accelerare un processo di multipolarizzazione del mondo. La fine della pax americana aprirebbe scenari di “geopolitica del caos”, nei quali l’Europa e l’Italia avrebbero solo da perdere.

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