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“Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta”

Giovanni Paolo II

Nel 1971, con la fine del gold-exchange standard – il regime monetario definito nella conferenza di Bretton Woods nel 1944, in cui si definì un regime di cambi fissi tra le principali divise mondiali e il dollaro Usa e la convertibilità del dollaro in oro alla quotazione fissa di 35$/oncia – per non perdere lo status e i privilegi di divisa di riserva del mondo, il presidente Nixon si accordò con l’Arabia Saudita promettendo protezione militare in cambio dell’ancoraggio degli scambi di petrolio al dollaro Usa: nacque così il cosiddetto “petrodollaro”. Il dollaro aveva perso la copertura dell’oro ma aveva acquisito la copertura del petrolio e delle materie prime, scambiate in tutto il mondo in termini di dollaro Usa.
La Cina sta ora tentando di agganciare la sua valuta nazionale, lo yuan, al mercato petrolifero, sfidando gli Usa sul loro stesso terreno. Il “petroyuan” per ora non costituisce una minaccia, ma potrebbe accelerare un processo di de-dollarizzazione, che comprometterebbe la supremazia statunitense comportando rischi di frammentazione anche a livello geopolitico.

Nel 1971, con la fine del gold-exchange standard – il regime monetario definito nella conferenza di Bretton Woods nel 1944, in cui si definì un regime di cambi fissi tra le principali divise mondiali e il dollaro Usa e la convertibilità del dollaro in oro alla quotazione fissa di 35$/oncia – per non perdere lo status e i privilegi di divisa di riserva del mondo, il presidente Nixon si accordò con l’Arabia Saudita promettendo protezione militare in cambio dell’ancoraggio degli scambi di petrolio al dollaro Usa: nacque così il cosiddetto “petrodollaro”. Il dollaro aveva perso la copertura dell’oro ma aveva acquisito la copertura del petrolio e delle materie prime, scambiate in tutto il mondo in termini di dollaro Usa.
La Cina sta ora tentando di agganciare la sua valuta nazionale, lo yuan, al mercato petrolifero, sfidando gli Usa sul loro stesso terreno. Il “petroyuan” per ora non costituisce una minaccia, ma potrebbe accelerare un processo di de-dollarizzazione, che comprometterebbe la supremazia statunitense comportando rischi di frammentazione anche a livello geopolitico.

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