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“Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta”

Giovanni Paolo II

Con l’inizio dell’implosione dell’Unione Sovietica, a partire dall’abbattimento, il 9 novembre 1989, del Muro di Berlino, simbolo iconico del “socialismo reale”, il santo pontefice polacco, che ben aveva conosciuto la “catastrofe antropologica” del comunismo, ne ribadisce la ferma condanna. Riafferma la validità perenne della dottrina sociale della Chiesa e propone un’economia libera, basata sulla famiglia fondata sul matrimonio, sulla proprietà privata e la libertà di iniziativa economica, sulla “soggettività” della società civile all’interno di un quadro giuridico definito dallo Stato. Né lo Stato né autorità sovranazionali hanno il diritto di comprimere quei “diritti naturali” dati all’uomo da Dio: di conseguenza, l’ateismo rischia di fare scivolare anche le democrazie verso derive autoritarie. Un insegnamento sempre attuale.

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